Una recente riforma fiscale negli Stati Uniti sta facendo discutere duramente l’intero mondo del poker professionale. Le modifiche introdotte a livello federale stabiliscono un tetto alla deducibilità delle perdite di gioco, limitandola al 90% delle vincite annue. Questo significa che anche in situazioni di pareggio tecnico o leggera perdita, i giocatori potrebbero trovarsi a dover pagare imposte su guadagni inesistenti.
Il cambiamento ha sollevato forti critiche, in particolare da parte dei professionisti che operano con alti volumi e margini sottili. Questi giocatori basano la propria attività su un mix di risultati vincenti e perdite fisiologiche, spesso legate alla varianza del gioco. La nuova normativa li esporrebbe a una pressione fiscale non sostenibile, potenzialmente minando l’intero modello economico delle loro carriere.
Anche le piattaforme di gioco e le associazioni del settore si stanno mobilitando per chiedere una revisione della norma. Secondo molti esperti, il provvedimento rischia di spingere i giocatori verso circuiti non regolamentati o di far emigrare l’industria verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli.
La questione è ancora aperta e sarà oggetto di confronto nei prossimi mesi. Quel che è certo è che le nuove norme fiscali potrebbero cambiare profondamente il volto del poker professionale negli Stati Uniti, con ripercussioni anche a livello internazionale.
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