Italia e il sentimento anti-gioco: il primo paese Ue a vietare la pubblicità all’azzardo

Cosa succede quando uno dei paesi occidentali più ricchi al mondo, nel quale operano aziende che sono entrate nel business del gioco d’azzardo più di 20 anni fa decide di vietare la pubblicità per gioco e scommesse scatenando la reazione di tutti gli addetti ai lavori del settore?

La domanda tiene banco da quando il 14 luglio il Decreto Dignità è entrato in vigore, per poi essere convertito in legge il successivo 7 agosto, dopo l’approvazione del Senato e la conseguente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Nel mondo non esiste una legge simile e, probabilmente, nemmeno un’opposizione così efferata verso l’azzardo che, in cambio, ha un folto numero di detrattori preoccupati dal costante e vertiginoso aumento dei flussi di gioco e dalla diffusione della dipendenza dall'azzardo tra la popolazione.

Il decreto Dignità spiegato in 5 punti

Il Decreto Dignità tocca varie tematiche, dai contratti a tempo determinato alle delocalizzazioni. L’articolo 9 è quello che tratta del gioco d’azzardo e, sintetizzando e accorpando, può essere riassunto nei seguenti punti:

il provvedimento principale riguarda il divieto di pubblicità diretta o indiretta per il gioco d’azzardo. L’unica deroga concessa è quella relativa a contratti stabiliti prima del 14 luglio, data di entrata in vigore della legge. Sarà confermata la validità di questi contratti non oltre un anno dalla firma.

“Le aziende corrono a sottoscrivere contratti prima che con il DL entri in vigore il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo. Potenzieremo la norma transitoria. I contratti stipulati tra l’approvazione del decreto in CDM e la sua pubblicazione non saranno validi. Ma entro il 2019 cadranno tutti”. Così il vicepremier in quota 5 Stelle Luigi Di Maio in merito ad una segnalazione di comportamento poco chiaro da parte di alcune società. I contratti di sponsorizzazione con betting partner cesseranno tutti entro il 1°gennaio 2019 segnando un’importante riduzione di fondi per molte società sportive professionistiche.

Sarà innalzato il PREU (prelievo erariale unico) nei prossimi 5 anni, toccando un +0,5% massimo nel 2021. Inoltre, il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunica che non ci dovrebbero essere variazioni nel flusso di gioco totale nel prossimo lustro.

Nel decreto sono comprese una serie di norme che badano più alla forma che all’efficacia anche se trasmettono il senso di tutta la manovra, ovvero contrastare la ludopatia. Queste norme sono: realizzazione di un logo “no slot” per i locali privi di apparecchiature di gioco; preferire il termine “disturbo da gioco d’azzardo” in luogo di “ludopatia” ed espressioni simili; apposizione della scritta “nuoce gravemente alla salute” su gratta e vinci e slot.

Vi è anche una norma sull’obbligo di dotazione di un lettore per tessere sanitarie per tutti gli apparecchi slot sul territorio entro il 1° gennaio 2020. Un provvedimento che di certo non piacerà agli esercenti che già da tempo lamentano una situazione di disagio dovuta a provvedimenti discrezionali dei comuni come il distanziometro o gli orari di apertura imposti.

I diversi punti di vista sullo stop al marketing per l'azzardo

Solo in Italia il gioco d’azzardo vale circa 100 miliardi di euro, quelli che nel 2017 sono stati giocati dalla popolazione italiana. A questi vanno tolti i soldi ridistribuiti in vincite ai tanti giocatori, nonché quelli finiti direttamente nelle casso dello Stato, pari a ben 9,5 miliardi di euro.

In questo senso l’esecutivo 5 Stelle ha compiuto un atto davvero di “cambiamento”, un atto che inevitabilmente porterà ad una flessione del numero di giocate e di giocatori, con il chiaro obiettivo di non andare a favorirne la creazione di nuovi evitando l'esposizione dei più giovani alla pubblicità.

Gli addetti ai lavori fanno sentire la loro voce e mirano a sottolineare un punto fondamentale: la pubblicità aiuta a distinguere il gioco illecito da quello legale e a scegliere quest’ultimo: se n’è discusso anche nel corso della conferenza organizzata da nel corso della conferenza organizzata da Iagr, International Association of Gaming Regulators dove si è portato l’esempio del rinnovo delle licenze di gioco e della discesa in campo di nuovi player. In questo caso il quesito è: in che modo i nuovi gestori possono sperare di accaparrarsi una fetta di mercato senza accesso agli strumenti del marketing?

L’opinione pubblica però appoggia il Governo ritenendo ben altri i problemi meritevoli di attenzione. Dando sempre uno sguardo fuori dai confini vediamo che in Inghilterra, la patria europea del betting, la Gambling Commission ha pubblicato dei dati su quanto il gioco d’azzardo abbia attecchito tra i giovani, riportando numeri in effetti poco rassicuranti. Sotto accusa ci sono finiti quei produttori di slot online che realizzano anche giochi “free”, uno dei canali attraverso i quali i ragazzi tendono ad avvicinarsi al gioco.

E proprio l'online, negli ultimi anni, ha rappresentato la vera locomotiva del settore, con un'offerta sempre più ricca e variegata. Non è certo un caso se, nonostante la possibile riduzione dei flussi di gioco che sembra profilarsi all'orizzonte, i grandi nomi del settore continuano ad investire cifre ingenti nello sviluppo di portali web sempre più completi e semplici da navigare, con un occhio al sempre più florido mercato delle applicazioni per smartphone e tablet dedicate a giochi e scommesse

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