Le avete viste sicuramente, magari soltanto di sfuggite
mentre prendevate un caffè o forse perché una giocata l’avete tentata pure voi.
Le slot machine sono ormai una presenza radicata in Italia, tanto che qualcuno
ha parlato (forse non a torto) di un’invasione. Con implicazioni etiche e
sociali non da poco, ma fermare un fenomeno che muove miliardi di euro all’anno
non appare semplice. Soprattutto perché in mezzo c’è il futuro di diverse imprese
e attività italiane, che anche grazie alle macchinette guadagnano.
In Italia sono 83.307 i locali che contengono almeno una
delle 418.000 slot machine installate sul territorio,
come riporta uno studio compiuto da Freeslotmachine. Un’enormità,
pensando soprattutto al rapporto con il numero di abitanti. Esiste una
macchinetta per ogni 150 abitanti, senza escludere (per semplicità) anche chi come
i minorenni non può giocarci. Una presenza così massiccia non può che derivare
da un guadagno portato agli esercenti, anche con una concorrenza così forte. E
anzi sono i centri urbani più grandi d’Italia quelli con il maggior numero di
slot machine, non certo aree isolate. Così non è un caso se Roma guida, o per
essere più precisi domina, la classifica, con più di 21.000 apparecchi
registrati. A seguire Milano e Napoli, che però non arrivano a toccare quota
15.000.
Da questi primi dati si possono spiegare alcune statistiche
successive. La Lombardia è al primo posto per numero di giocate sul totale
nazionale, con un altissimo 21%. Oltre al capoluogo, decisivo il ruolo di
province affezionate all’azzardo come Brescia e Pavia. Quest’ultima è già stata indicata come la
“Las Vegas d’Italia” da un giornale statunitense: il tono è certo
provocatorio, ma l’accusa non si allontana troppo dalla realtà dei fatti. Lazio
e Veneto seguono con percentuali che oscillano tra il 10 e il 9%, formando un
podio che da solo vale i 2/5 dell’intero mercato nazionale. Poco meno della
metà, se si aggiunge anche la Campania, in cui però fuori da Napoli il fenomeno
è meno diffuso.
Un mercato che coinvolge una fetta considerevole della
popolazione non può evitare di giovare alle casse dello Stato. In una raccolta da gioco da quasi 26
miliardi di euro, l’Erario guadagna 3,3 miliardi all’anno. Da questo si
spiega la titubanza a usare un pugno duro contro il gambling e le aziende che
lo gestiscono. In un momento di forte crisi, fondi da un settore in salute come
l’azzardo non possono che far comodo. Anche in considerazione della probabile
inutilità di un’eventuale legge anti-slot machine terrestri. Il mercato online
rimane fortissimo, ed è anch’esso sotto la protezione statale. Se ogni mese,
come comunicano dati ufficiali Google, sul motore di ricerca più usato al mondo
viene digitato “slot machine gratis” più di 100.000 volte, non è difficile
immaginare il peso dell’industria a pagamento. Non per niente le macchinette
sono leader dei casinò game anche in rete, dove valgono il 60% del mercato. Certo
una cifra considerevole, impensabile da contrastare con un decreto che avrebbe
soltanto due conseguenze: diminuire le entrate erariali e attirarsi l’astio dei
giocatori d’azzardo. Due possibilità che il governo vuole evitare nel modo più
assoluto, come è piuttosto facile da immaginare.
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